DISASTRO SOCIALE

Ora, se ce ne fosse stato ancora bisogno, appare chiara la storia dei soliti noti : “rimanere in carica più mandati per terminare i progetti iniziati”. Concetto che ci fa disgustosamente sorridere.

Più che la sorpresa poté l'indignazione. Questo il sentimento che ha pervaso gli italiani all'annuncio della ennesima azione da parte della giustizia nei confronti della politica e di chi questa politica è chiamato a condurre. La bassezza morale raggiunta è indescrivibile. Ora, se ce ne fosse stato ancora bisogno, appare chiara la storia dei soliti noti : “rimanere in carica più mandati per terminare i progetti iniziati”. Concetto che ci fa disgustosamente sorridere. Trentacinque arresti e un centinaio di indagati, pur nella doverosa attesa del corso della giustizia, non lasciano scampo all'idea che dietro ogni commessa c'è una ruberia, che ormai da venticinque anni questa è la solita storia, che il peso del nostro Paese nei confronti dell'Europa è ormai inesistente per colpa di una politica che anziché essere servizio è diventata ladrocinio. E ora le solite infinite discussioni sulla colpevolezza, se sia la destra o la sinistra la più corrotta, se sia questo o quel ministro o quel funzionario o quel servitore dello stato la pedina trainante del malaffare. Le solite esegesi per uscire e per riportare il nostro Paese in una via virtuosa. No...io penso che sia proprio il nostro sistema da rifondare, il nostro appartenere alla politica, alle associazioni, la nostra condivisione ad un mondo che ci circonda ma che non ci appartiene più da molto tempo. Dobbiamo confrontarci per decenni con i soliti politici, i soliti Segretari, i soliti Presidenti, insomma i soliti che non sentono da molto tempo il bisogno di rispondere a noi ma ai potenti, a chi comanda di più, a chi detiene il potere, a chi distribuisce il vil denaro.

Ascolto con sofferenza morale le affermazioni di tutti questi esponenti, che a fronte di scandali e ruberie accertate da decenni insistono nel voler rimanere al proprio posto con arroganza e mancanza di rispetto verso i cittadini. Politici che affermano di voler essere conseguenti alla volontà di chi li ha eletti, mentre nell'esercizio delle loro funzioni rispondono ai loro capi, a chi potrà garantirgli un'ulteriore permanenza in un mondo ormai marcio ma economicamente ben capace di retribuzioni elevate. Dirigenti che entrano nel mondo della rappresentanza a vent'anni ed escono a novanta... E ovviamente produce in noi rabbia l'insistenza con la quale pensano che i loro errori siano sempre imputabili ad altri. La loro paura di finire nel cono d'ombra di una vita normale li spinge ad una costante ricerca del potere, atto a garantire una loro permanenza nelle stanze del potere. Sono convinto che non basti, come già dimostrato in questi anni, la giusta espiazione della colpa per trovare rimedio a questa indicibile amoralità. E' la società stessa, il mondo della rappresentanza e della politica che deve essere risanato. Con opportuni vincoli di durata dei mandati di rappresentanza. Un lavoro ben iniziato può altrettanto bene essere terminato da qualche altro. La dignità dell'uscita di scena nella vita è un problema per tutti, per chi ha lavorato in una fabbrica o in un ufficio, in una corsia di Ospedale o in una Scuola. Ma nelle stanze del potere l'uscita di scena non è proprio contemplata. L'antipolitica, in senso lato, sempre più presente costringerà per forza di cose a un ripensamento generale della governance. Speriamo solo, per quel momento, di non essere entrati in un baratro davvero irreversibile. Lo speriamo, ma soprattutto lo dobbiamo, ai nostri figli e nipoti, ai nostri giovani per lo più incolpevoli di questo disastro morale e sociale.